Oggi vi sottoponiamo brevemente alcuni “miti”, in particolare i 3 principali, da sfatare sulla progettazione elettronica in outsourcing.
Nel mondo dell’ingegneria elettronica, l’outsourcing viene spesso visto con sospetto. Affidare lo sviluppo hardware, firmware o software embedded a un partner esterno sembra, a volte, una scelta rischiosa o addirittura una “resa”. Ma è davvero così?
In questo articolo, vogliamo sfatare 3 falsi miti sulla progettazione elettronica in outsourcing, chiarendo perché — se fatto con il giusto partner — può rivelarsi anzi una strategia vincente per le aziende che ne usufruiscono.
Mito #1: “Meglio fare tutto in casa, così si ha il controllo totale”
La realtà è questa: fare tutto internamente non significa automaticamente avere più controllo. Significa anzi spesso dilatare i tempi, sovraccaricare il team e rallentare l’innovazione.
Un partner esterno competente, lavora a stretto contatto con il cliente, rispettando specifiche, obiettivi e processi condivisi. Il controllo rimane in mano all’azienda, ma con un potenziamento delle risorse e una maggiore velocità di esecuzione.
In sintesi: l’outsourcing ben gestito aumenta il controllo e accelera lo sviluppo, non il contrario. E inserisce in azienda contributi “nuovi”, originali ed altri rispetto agli abituali. Punti di vista diversi e spunti a cui magari non si era pensato.
📌 Lo sapevi?
Secondo uno studio McKinsey, le aziende che usano l’outsourcing strategico per R&D riducono in media del 20–30% il time-to-market.
Mito #2: “L’outsourcing costa troppo”
La realtà è questa: il costo dell’outsourcing viene spesso confrontato con il costo orario interno, senza considerare quello generato dal ritardo del lancio di un prodotto. O senza rendersi conto del blocco delle risorse interne su attività magari non core-business.
Con l’outsourcing al contrario si può:
– Ridurre il time-to-market
– Evitare assunzioni non strategiche
– Scalare rapidamente in base ai carichi di lavoro
Il vero confronto insomma è tra investimento in efficienza e costo della lentezza. In epoche peraltro in cui rapidità di esecuzione e quindi di lancio prioritario di una novità sul mercato è importantissima.
Inoltre occorre anche aggiungere che il costo interno orario di uno sviluppatore senior può essere equiparato ad oggi a quello di un esterno con altrettanta esperienza. In quanto in Italia c’è una carenza significativa di ingegneri elettronici, con una domanda superiore all’offerta di laureati. La qual cosa rende abbastanza oneroso assumere chi si trova ad avere questo tipo di qualifica/laurea.
Mito #3: “Un fornitore esterno non capirà mai il nostro prodotto come noi”
La realtà è questa: nella fase iniziale, nessuno conosce il prodotto meglio di chi l’ha concepito. Il fondatore, il proprietario del prodotto o il team interno che ne ha definito la visione sono totalmente informati. Tuttavia, quando si passa dalla progettazione all’esecuzione, un buon team di ingegneri esterni – se ben selezionato – può diventare un acceleratore decisivo.
Attraverso un processo strutturato di ascolto, analisi e comprensione delle esigenze, i professionisti esterni sono in grado di tradurre le specifiche in soluzioni tecniche concrete, scalabili e manutenibili. Portando competenze trasversali, visione neutrale e best practice acquisite su progetti simili.
Ad esempio Progettronica da oltre 10 anni affianca aziende che innovano, parlando la lingua dell’ingegneria e adattandosi ai processi del cliente. Questo approccio permette di diventare una vera e propria estensione del team interno, con flessibilità, competenza e visione “altra”.
🛠️ Quando conviene l’outsourcing elettronico?
Sinteticamente potrebbe essere opportuno avvalersi di un aiuto esterno quando:
– Si hanno dei picchi di lavoro non gestibili internamente
– Si devono sviluppare firmware o driver specifici, su cui magari non si è del tutto competenti
– Si vogliono integrare nuove tecnologie che il team interno non padroneggia
– Occorre un supporto rapido per una fattibilità volta a verificare se un’idea è realizzabile
Questa è la vera forza dell’outsourcing qualificato:
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Distillare l’essenza del progetto, anche quando le specifiche non sono ancora perfettamente definite.
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Snellire tempi e risorse interne, permettendo al team core di concentrarsi su strategia, validazione e go-to-market.
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Ridurre il rischio progettuale, grazie a una visione tecnica indipendente e a una capacità di previsione di criticità altrimenti sottovalutate.
In sintesi, un buon partner tecnico esterno non si limita a “fare quello che gli si chiede”, ma contribuisce attivamente al successo del prodotto trasformando idee in realtà ingegneristica solida e funzionale.
L’outsourcing nella progettazione elettronica non è una scorciatoia, ma una leva strategica. Sfatare i falsi miti è il primo passo per coglierne le opportunità. Rivolgendosi ad un partner tecnico, affidabile e pronto a intervenire quando serve e come serve.
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