Come sappiamo da qualche tempo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è un programma di investimenti che l’Italia dovrà trasmettere alla Commissione Europea per poter accedere ai fondi di Next Generation EU (NGEU, ovvero lo strumento dell’Unione Europea per la ripresa del “vecchio” continente).
La bozza di tale piano, che dovrà essere predisposto entro il 30 aprile prossimo, era già stata elaborata e presentata dal precedente Governo al Parlamento lo scorso 15 gennaio, ed è attualmente all’esame del Senato.
Si tratta di “definire un pacchetto coerente di riforme ed investimenti per il periodo 2021-2026”. Con il dettaglio dei progetti, delle riforme e delle misure che si prevede di adottare al fine di favorire la ripresa post-pandemica. Ed al fine di ottenere i finanziamenti che sono stati messi a disposizione dell’Italia. Ovvero oltre 200 miliardi di euro.
6 Pilastri
I “pilastri” che sono stati evidenziati come fondamentali sono sei. Ovvero sei macro aree di interesse in cui si dovrà intervenire in maniera prioritaria:
- Transizione verde
- Trasformazione digitale
- Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva
- Coesione sociale e territoriale
- Salute e resilienza economica, sociale e istituzionale
- Politiche per la prossima generazione
A tal proposito citiamo testualmente quanto riportato nel PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA – (PNRR) DOC. XXVII, N. 18 LA PROPOSTA DEL GOVERNO DEL 12 GENNAIO 2021 Parte I – Schede di lettura:
Il piano dovrà in particolare:
- spiegare come rappresenti una risposta globale e adeguatamente equilibrata alla situazione economica e sociale dello Stato membro e dettagliare i progetti, le misure e le riforme previste nelle seguenti aree di intervento riconducibili a sei pilastri: 1) transizione verde; 2) trasformazione digitale; 3) crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, compresi coesione economica, occupazione, produttività, competitività, ricerca, sviluppo e innovazione e un mercato unico ben funzionante con PMI forti; 4) coesione sociale e territoriale; 5) salute e resilienza economica, sociale e istituzionale, anche al fine di aumentare la capacità di reazione e la preparazione alle crisi; 6) politiche per la prossima generazione, infanzia e gioventù, incluse istruzione e competenze;
- essere coerente con le sfide e le priorità specifiche per Paese individuate nel contesto del Semestre europeo, e segnatamente nelle raccomandazioni specifiche per Paese e nella raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona Euro (per gli Stati membri la cui moneta è l’euro);
- essere, altresì, coerente con le informazioni contenute nei Programmi nazionali di riforma nell’ambito del Semestre europeo, nei Piani nazionali per l’energia e il clima, nei Piani territoriali per una transizione giusta, nei Piani nazionali per l’attuazione della Garanzia Giovani e negli Accordi di partenariato e nei programmi operativi a titolo dei fondi dell’Unione;
- dedicare almeno il 37% della dotazione al sostegno della transizione verde, compresa la biodiversità;
- destinare almeno il 20% alla trasformazione digitale; se necessario, per gli investimenti in capacità digitali e connettività, individuare eventuali problemi di sicurezza e specificare in che modo tali questioni verranno affrontate al fine di conformarsi alle pertinenti leggi nazionali e dell’Unione;
- fornire una dettagliata spiegazione delle modalità con le quali il Piano intende: rafforzare il potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza sociale, istituzionale ed economica, anche attraverso la promozione di politiche per infanzia e gioventù; attenuare l’impatto sociale ed economico della crisi, contribuendo all’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali e rafforzando la coesione sociale, economica e territoriale e la convergenza all’interno dell’Unione; contribuire alla parità di genere e alle pari opportunità;
- indicare se le misure incluse comprendono progetti transfrontalieri o multinazionali;
- indicare, se del caso, informazioni sul finanziamento dell’Unione esistente o previsto;
- definire le misure di accompagnamento che possono essere necessarie;
- definire i target intermedi e finali e un calendario indicativo dell’attuazione delle riforme e degli investimenti, da completare al più tardi entro la fine di agosto 2026; inoltre, indicare i progetti di investimento previsti e il relativo periodo di investimento e riportare una stima del costo totale delle riforme e degli investimenti spiegando come ciò sia in linea con il principio dell’efficienza in termini di costi e commisurato all’impatto sociale ed economico atteso;
- indicare le modalità per il monitoraggio e l’attuazione del Piano, tappe, obiettivi e indicatori inclusi;
- dare conto in sintesi del processo di consultazione delle autorità locali e regionali, delle parti sociali, delle organizzazioni della società civile, delle organizzazioni giovanili e di altre parti interessate per la preparazione e, se disponibile, per l’attuazione del Piano;
- dare conto delle misure nazionali volte a prevenire, individuare e correggere corruzione, frode e conflitti di interesse, quando si utilizzano i fondi forniti nell’ambito del Dispositivo, comprese le disposizioni volte ad evitare il doppio finanziamento da altri programmi dell’Unione.
Missioni
Nel capitolo 3.2 vengono enunciate le “Missioni” del PNRR, che sono 6, raggruppate poi in “16 Componenti” (a loro volta articolate in “48 Linee di intervento per progetti omogenei e coerenti”).
Vediamo di cosa di tratta. Pur senza scendere nel dettaglio, è veramente opportuno cominciare ad addentrarsi all’interno di tali linee guida. Poiché molti investimenti, e quindi una significativa parte della vita lavorativa e professionale italiana, saranno indirizzati in tal senso. Consentendo sicuramente di cogliere opportunità importanti a chi ha idee, iniziative, “progetti nel cassetto” in questi ambiti. Realizzando magari qualcosa che fino ad oggi non aveva trovato una giusta collocazione nel tessuto più moderno ed all’avanguardia del Paese.
Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
La Missione 1 viene denominata “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura“. L’obiettivo generale è quello di generare un vero e proprio cambiamento strutturale del Paese, rinnovandolo in chiave digitale. Le linee di intervento si concentrano in particolare su tre fronti:
la digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA
- la digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo
- il turismo e cultura 4.0
A tale Missione 1 vengono riservati 46,3 miliardi di euro, ovvero il 20,7% delle risorse totali del Piano. Prosegue insomma il grande interesse per la tematica della digitalizzazione del Paese.
Rivoluzione verde e transizione ecologica
La Missione 2 “concerne i grandi temi dell’agricoltura sostenibile, dell’economia circolare, della transizione energetica, della mobilità sostenibile, dell’efficienza energetica degli edifici, delle risorse idriche e dell’inquinamento”. Ovvero una vera e propria “Rivoluzione verde e transizione ecologica“ della società e dell’economia italiana.
In questo caso le risorse destinate a tale missione sono pari a 69,8 miliardi di euro (circa il 31% del Piano) e sono ripartite in 4 componenti:
- impresa verde ed economia circolare
- energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile
- efficienza energetica e riqualificazione degli edifici
- tutela del territorio e della risorsa idrica
Nel Piano ovviamente si illustrano dettagliatamente i contenuti delle 4 sopracitate componenti della Missione 2. E l’entità dell’investimento riservato a tale settore lascia di per sé intendere la grande importanza assegnata alla transizione ecologica.
“Digitalizzazione e rivoluzione verde: anche per chi ha un progetto nel cassetto” parte seconda
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