Un Innovation Manager per amico

di | 19 Febbraio 2020

innovation managerGiunto recentemente “agli onori della cronaca” grazie al Voucher del Mise da 50 milioni di euro (a cui se ne sono aggiunti altri 46 ultimamente) in favore della consulenza in innovazione, della figura dell’Innovation Manager sentiamo ormai parlare in maniera diffusa. Tanto da sembrarci ormai una presenza piuttosto “familiare”.

Ma siamo sicuri di avere compreso chi sia il manager dell’innovazione? Sappiamo quali compiti deve svolgere? E, di conseguenza, possiamo a nostra volta usufruire delle sue competenze? E dobbiamo farlo solo in presenza del Voucher? O piuttosto potrebbe essere sensato usufruire della sua collaborazione a prescindere?

 

Chi è?

managerSecondo il Piano nazionale “Impresa 4.0” si tratta di una figura manageriale che è in grado di gestire le tecnologie più moderne per “traghettarle” ed integrarle all’interno delle strutture produttive del paese. Di modo da “ammodernare gli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati finanziari e dei capitali”.

Una personalità complessa dunque. Dalle diverse e sfaccettate competenze, sia di tipo organizzativo che tecnologico. Che deve essere iscritta “nell’apposito elenco costituito dal Ministero dello sviluppo economico”. E la cui consulenza deve rientrare tra “una o più delle tecnologie abilitanti […] individuate tra le seguenti”.

 

Quali compiti deve svolgere?

  1. informatizzazionebig data e analisi dei dati;
  2. cloud, fog e quantum computing;
  3. cyber security;
  4. integrazione delle tecnologie della Next Production Revolution (NPR) nei processi aziendali, anche e con particolare riguardo alle produzioni di natura tradizionale;
  5. simulazione e sistemi cyber-fisici;
  6. prototipazione rapida;
  7. sistemi di visualizzazione, realtà virtuale (RV) e realtà aumentata (RA);
  8. robotica avanzata e collaborativa;
  9. interfaccia uomo-macchina;
  10. manifattura additiva e stampa tridimensionale;
  11. internet delle cose e delle macchine;
  12. integrazione e sviluppo digitale dei processi aziendali;
  13. programmi di digital eting, quali processi trasformativi e abilitanti per l’innovazione di tutti i processi di valorizzazione di marchi e segni distintivi (c.d. “branding”) e sviluppo commerciale verso mercati;
  14. programmi di open innovation.

Ed anche:

  1. lbusiness’applicazione di nuovi metodi organizzativi nelle pratiche commerciali, nelle strategie di gestione aziendale, nell’organizzazione del luogo di lavoro, a condizione che comportino un significativo processo di innovazione organizzativa dell’impresa;
  2. l’avvio di percorsi finalizzati alla quotazione su mercati regolamentati o non regolamentati, alla partecipazione al Programma Elite, all’apertura del capitale di rischio a investitori indipendenti specializzati nel private equity o nel venture capital, all’utilizzo dei nuovi strumenti di finanza alternativa e digitale quali, a titolo esemplificativo, l’equity crowdfunding, l’invoice financing, l’emissione di minibond.

Insomma basta leggere il suddetto elenco degli ambiti entro i quali si muovono questi moderni specialisti del lavoro per dedurne almeno in linea di massima la varietà degli ambiti di specializzazione. E del compito che spetta a tale manager (oltre a quello che da lui ci si aspetta).

 

Come può aiutarci?

next wayOgni impresa ambisce ad evolvere, fare crescere il proprio business, realizzare un vantaggio concorrenziale sui propri competitor. Magari uscendo seppur a fatica dalla propria zona abituale di confort.

Per fare questo dovrà quasi necessariamente affidarsi ad un consulente che sia in grado di orientare il cambiamento.

Capace di diffondere un pensiero innovativo all’interno della struttura che lo ha contattato. Ad esempio modernizzando un prodotto. O indirizzando nuovi meccanismi e processi di produzione. Oppure favorendo l’emersione di nuove idee e soluzioni nello specifico contesto aziendale. O ristrutturando l’organizzazione interna per renderla più efficace, coinvolgente ed interattiva. Riuscendo magari anche a superare certi tipi di mentalità lavorative più chiuse. Quelle che a volte si pongono in controtendenza se non addirittura in piena resistenza passiva rispetto all’introduzione della trasformazione.

 

In sintesi

intelligenza artificialeTanto per riassumere in poche parole quanto appena descritto, in buona sostanza si tratta di un esperto che dovrebbe aiutarci a sopperire agli svariati e variegati ritardi dell’innovazione tecnologica. Che a volte possono essere minimi, ma altre volte consistenti.

La sua estrazione professionale e culturale (assolutamente indispensabile per essere ammesso all’albo dei manager dell’innovazione del MISE) si basa sull’interesse, lo studio e l’applicazione continua delle tecnologie più innovative. Basti pensare a chi si sta occupando di diffondere la robotica collaborativa all’interno dei processi produttivi aziendali. O a chi si propone di diffondere sistemi di gestione aziendale di ultima generazione. Che siano capaci di monitorare (e quindi poi risolvere) in tempo reale eventuali costi in sovrappiù ed inefficienze, tramite la raccolta e l’analisi automatica dei dati.

aggiornamentoLe tecnologie disponibili ed abilitanti per lo sviluppo di una impresa sono molto più complesse ad oggi rispetto al passato. Tanto da risultare niente affatto intuitive e di immediato utilizzo per l’imprenditore ed i suoi collaboratori. Che magari hanno avuto una scarsa formazione in tali ambiti in passato (come molti tra noi peraltro). Giusto per fare un esempio, per superare una scarsa informatizzazione aziendale non è detto che bastino la buona volontà dei dipendenti e qualche sporadico corso di formazione.

 

Amico manager

imprenditoreIn tale contesto generale, la presenza di un esperto dell’innovazione con specifiche competenze manageriali e conoscenze tecniche innovative, può auspicabilmente subentrare in affiancamento. Al fine di superare le carenze di preparazione o la stagnazione delle prestazioni professionali. Poiché indubitabilmente oggi l’innegabile intuito imprenditoriale non può che andare a braccetto con tutta una serie di dati ed informazioni che devono essere forniti ed analizzati con immediatezza, puntualità e precisione. Proprio per potersi spostare nell’inevitabile orbita dell’industria 4.0.

Ogni realtà imprenditoriale poi non può che cucirsi su misura addosso le proprie vesti di novità, trasformazione e cambiamento. E rispettando i propri tempi ed i propri budget.

Ciò che per una azienda può sembrare ormai banale ed assodato, per un’altra può essere invece un primo punto di partenza.

Quello che conta veramente è analizzare le peculiarità della propria organizzazione. E capire (soprattutto con l’aiuto del consulente) il tipo di azienda che sarebbe auspicabile diventare. Ovviamente in presenza di una forte propensione e motivazione all’innovazione.

In questo l’innovation manager può diventare un amico per la propria attività. Individuando punti di forza ma anche carenze. Dettando una agenda operativa. Sempre e comunque personalizzando il suo agire in base alle condizioni ed esigenze dell’ambiente in cui si trova ad operare.

manager amicoConseguentemente avvalersi della consulenza di un innovation manager sembra essere una “possibilità” da cogliere al volo. Non solo in presenza di un voucher distribuito dal MiSe. Ma piuttosto abitualmente, come scelta di fondo. Per avere all’interno della propria compagine un supporto dall’esterno efficace ad indirizzare le strategie da cui dipenderà anche il futuro economico aziendale.

In tale sinergia applicare le moderne tecnologie che si basano sulle reti, sull’intelligenza artificiale, sull’analisi e l’amministrazione dei flussi di dati, ecc. può diventare una impresa molto meno ardua di quanto potrebbe apparire.

 

immagini pixabay.com

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