I 4 vantaggi dell’esternalizzazione (seconda parte)

di | 27 Marzo 2019

4Avevamo visto nella prima parte di questa breve disamina un paio di concetti inerenti al processo di outsourcing, ovvero il ricorso all’approvvigionamento esterno di servizi e attività.

Proseguiamo e concludiamo il nostro elenco dei 4 punti (o vantaggi) dell’esternalizzazione.

 

3 – Liberare risorse interne: efficienza

Liberare il proprio personale da un eccesso di mansioni (e magari neanche del tutto idonee), fa scaturire una ulteriore riflessione.

Poiché è stato introdotto o affiancato uno specialista esterno, il dipendente si può trovare adesso con una parte di tempo nuovamente a disposizione. Da dedicare ad altre attività fondamentali per le quali era stato assunto. E per cui ha delle vere competenze.

Gli effetti di questo tipo di azione anche in questo caso sembrano manifesti. Con personale interno che si finalizza su incarichi per i quali è maggiormente esperto e preparato, recuperando in qualità ed efficienza. Un vero e proprio recupero di concentrazione sui fattori di successo che hanno connotato quell’organizzazione.

precisioneSpecificità e qualità sottese all’operare del collaboratore esterno peraltro. Che era stato inserito momentaneamente nell’iter produttivo aziendale proprio in quanto detentore di peculiari capacità professionali. Garanzia di un lavoro puntuale, preciso e soprattutto veloce.

Il soggetto partner infatti si dedica allo specifico progetto per cui è stato ingaggiato con la massima dedizione e solerzia. Quindi con palese risparmio di tempo in relazione al raggiungimento del risultato finale aziendale. Cosa assolutamente fondamentale in contesti competitivi quali i nostri odierni. In cui occorre stare velocemente al passo con costanti sollecitazioni e innovazioni.

Guadagnare insomma in qualità, velocità, efficienza ed efficacia dell’azione lavorativa. Un beneficio non da poco.

Oltre ad un altro più piccolo, ma a cui vogliamo ugualmente accennare. Integrare un professionista esterno in organico permette anche di ovviare alle carenze di personale in periodi di festività, vacanze o (malauguratamente) malattia.

 

4 – Coinvolgimento strategico: l’unione fa la forza

Il coinvolgimento strategico del collaboratore esterno all’interno dei piani operativi e gestionali aziendali è qualcosa che oltrepassa i normali rapporti tra cliente e fornitore.

I due soggetti della partnership lavorativa, committente e lavoratore esterno, instaurano tra loro una relazione cruciale e ricca di interscambi di vario genere e tipo. Riconoscendo le competenze reciproche che stanno portando ad una relazione fattiva che diviene quasi “alleanza” strategica seppur temporanea.

Mai come in questo caso, l’unione fa la forza. E quando un gruppo con preparazioni diverse è compatto ed unito nel raggiungere un obiettivo, i risultati arrivano con maggior probabilità e soprattutto rapidità.

outsourcingCiò è particolarmente presumibile nel caso dell’esternalizzazione dei processi intellettivi. In questo caso il committente è indotto a fare outsourcing poiché non è capace in prima persona a sviluppare determinati processi altamente innovativi. O anche perché assumere ingegneri o ricercatori potrebbe avere dei costi fissi considerevoli.

Ma proprio l’ingegnere o il ricercatore si prefigurano come vincenti in caso di progetti in cui è richiesta preparazione e velocità di esecuzione. Rendendo la sinergia molto più che utile: risolutiva e determinante nell’evoluzione di un progetto a grande valore aggiunto.

Valore aggiunto che rimane poi in azienda, che vede accresciuta la propria specializzazione e preparazione per mezzo della collaborazione ricevuta.

 

Ciò che si sa fare meglio…

Come già detto, il fenomeno dell’outsourcing risulta essere in forte crescita, sia nel settore privato che in quello pubblico. E forse i  4 punti analizzati in parte ne spiegano il motivo.

Per contro occorre almeno segnalare che non risulta sempre semplice introdurre tale processo in azienda. Vi possono essere ad esempio difficoltà organizzative, almeno inizialmente. O magari timori legati alla eventuale perdita di know-how aziendale.

outsourcing

Come già detto, il fenomeno dell’outsourcing risulta essere in forte crescita, sia nel settore privato che in quello pubblico. E forse i concetti sopra analizzati in parte ne spiegano il motivo.

Per contro occorre almeno segnalare che non risulta sempre semplice introdurre tale processo in azienda. Vi possono essere ad esempio difficoltà organizzative, almeno inizialmente. O magari timori legati alla eventuale perdita di know-how.

Eppure i vantaggi immediati sono troppo tangibili e diffusi per ridimensionarne la portata.

Le imprese medio-piccole, le più diffuse nel tessuto economico italiano, che riescono a caratterizzarsi come organizzazioni snelle ed efficaci nel raggiungimento dei risultati, rimangono più facilmente nel mercato. E in tal senso il contributo che può dare a vario titolo l’esternalizzazione non può essere sottovalutato.

Fino a qualche anno addietro sarebbe stato abbastanza atipico, per non dire inimmaginabile, concepire un modello di industria che non avesse ad esempio il magazzino e la produzione interna. Oggi invece vi sono aziende che hanno delocalizzato altrove i processi produttivi, così come i magazzini. Evitando di doversi occupare della manutenzione degli impianti, delle apparecchiature, delle strutture, del personale specializzato adibito alle relative funzioni, e così via.

Forse l’idea sottesa al successo dell’outsourcing sta proprio in questo: concentrarsi su ciò che si sa fare meglio. E lasciare ad altri il modo di apportare alla filiera il loro contributo più significativo: ciò che sanno fare meglio essi stessi.

Outsourcing

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